Il termine per l'iscrizione all'evento è scaduto e quindi non è più possibile iscriversi.
CONGRESSO REGIONALE SNAMID SICILIA Le criticità gestionali del paziente anziano complesso
La crescita inesorabile delle cronicità, con il conseguente carico di bisogni assistenziali, è frutto dell’invecchiamento della popolazione generale dovuto alle migliorate condizioni socio-economiche, familiari, ambientali, all’accessibilità alle cure, ai progressi della scienza medica che hanno portato ad un aumento dell’aspettativa di vita.
L’OMS riporta che nei Paesi Occidentali le malattie croniche e le loro complicanze assorbono l’80-85% dei costi sanitari e provocano l’86% delle morti. Alla luce di questi dati è evidente come i medici e il Sistema Sanitario Nazionale siano chiamati ad una revisione delle priorità, al fine di migliorare gli esiti delle cure e a ottimizzare le risorse in termini di costi, al fine di rendere la spesa sanitaria sostenibile. Il principale obiettivo del SSN deve diventare la definizione di nuovi percorsi assistenziali che siano in grado di prendere in carico il paziente a lungo termine, prevenendo la disabilità, garantendo la continuità ospedale-territorio e l’integrazione degli interventi sanitari. Bisogna pensare a servizi basati sulla condivisione partecipativa tra medici di diverse discipline, che hanno in carico il paziente complesso, e tra questi e il paziente stesso, che deve diventare partecipante attivo nella cura di sé.
Centrale risulta la figura del Medico di Medicina Generale che in questo contesto dovrebbe perseguire i seguenti obiettivi:
-instaurare una buona relazione medico-paziente e ricercare un’alleanza terapeutica;
-creare un piano di cura condiviso e personalizzato al momento della presa in carico del paziente cronico;
-conoscere e utilizzare i percorsi diagnostici-terapeutici (PDTA), affinché i pazienti possano essere seguiti in modo appropriato e integrato tra ospedale e territorio lungo tutto il decorso della malattia;
-effettuare una riconciliazione terapeutica efficace nel momento dei passaggi di cura, intesi come fase di cambiamento del setting assistenziale/luogo di cura, di complessità assistenziale e/o di intensità di cure erogate.
-saper prevenire, riconoscere e gestire le reazioni avverse a farmaci e garantire il controllo dell’aderenza alla terapia, evitando l’automedicazione che, nei pazienti politrattati e “fragili”, può risultare inappropriata se non pericolosa.
In un momento nel quale le transizioni epidemiologica e clinica sembrano mettere in crisi la cultura ed il modello della EBM, è diventato improvvisamente attuale il pensiero di Augusto Murri che nel pieno del XX secolo sosteneva che “Il Dottore, per riacquistare la propria autorevolezza nell’epoca dell’incompetenza (a causa della crisi dell’EBM ndr),deve mantenere, invece, la sua posizione di detentore di conoscenza.Anzi, deve diventare ancora di più scienziato e meno improvvisatore, per trattare il pazientecon provvedimenti efficaci, sicuri e socialmente sostenibili.L’errore che non deve compiere è dimenticare che il malato ha anche bisogno di speranza. La scienza ha dei limiti, anche se progressivamente vengonosuperati. Oltre i limiti della scienza c’è il bisogno di speranza.”
“Di fronte alla sofferenza del malato la scienza manifesta il suo principale difetto: l’incapacità di commuoversi, di avere compassione, di suscitare emozioni. Per evitare questo deve intervenire il medico con la sua arte e la sua esperienza. Ma l’arte deve integrare la scienza, non sostituirla o addirittura ignorarla, altrimenti si sconfina facilmente nell’illusione e nell’inganno.”